Approfondimenti e Curiosità

Escursione sul Monte Epomeo per ammirare Ischia dall’alto

Da lassù l’isola sembra un piccolo mondo in miniatura. La si scorge per intero, e lo sguardo va oltre. Alle Pontine da un lato, al Vesuvio dall’altro, al mare azzurro che si confonde con l’orizzonte. Del resto “Epopon” (o “Epopos”, a seconda delle interpretazioni) significherebbe “io miro”, “io guardo”.

Nomen omen, la salita sull’Epomeo è una delle esperienze più straordinarie per chi voglia cogliere appieno l’identità di Ischia. Un percorso di trekking non proibitivo, impreziosito da un’antologia della botanica, della geologia e della cultura rupestre dell’isola.

Il Museo Epomeo che arricchisce la visita al monte

Oggi ancor più prezioso perché il complesso dell’eremo, a pochi metri dalla cima del monte, ospita il Museo Epomeo, interamente scavato nel tufo verde: al suo interno sono stati
ricostruiti, con estrema cura, gli antichi spazi dedicati al ritiro spirituale degli eremiti e, per un breve periodo, nel corso del ‘500, delle monache clarisse, mentre una mostra fotografica permanente ripercorre la cultura e la tradizione popolare dell’ultimo secolo della piccola frazione di Fontana e la graziosa chiesetta annessa racconta l’antica devozione dell’isola per San Nicola.

Epomeo ad Ischia, tra leggenda e natura incontaminata

L’Epomeo è soprattutto crocevia di storie, molte delle quali appassionanti, qualcuna accompagnata da un alone di mistero e fascino: qui, secondo la leggenda, ci sarebbe una porta che conduce alla Terra Cava e al Regno di Agarthi.
Non c’è invece alcun dubbio che la salita al monte – che ha esaltato la cancelliera tedesca Angela Merkel, che della scalata è un’habituè, e che resta una delle più straordinarie esperienze narrate dallo scrittore Erri De Luca (“Solo lassù ho saputo di essere un residente in terra”, ha raccontato) – sia un vero e proprio “must” per viaggiatori e turisti sull’isola d’Ischia.
Zaino e gambe in spalla, si percorre un antico tratturo inciso nella roccia, che poi diventa mulattiera, passando attraverso un rigoglioso castagneto: d’estate il fresco è assicurato, d’autunno il foliage assicura uno spettacolo straordinario, nelle belle giornate d’inverno la passeggiata riconcilia alla vita, in primavera è un’idilliaca esplosione di profumi e colori.
Insomma, salire è d’obbligo. C’è chi lo ha fatto per spirito d’avventura, come il drammaturgo norvegese Henrik Ibsen: a un certo punto, dopo qualche bicchiere di troppo, gli sembrò tremare la terra sotto i piedi.
L’ebbrezza del vino bianco paesano? Macché, era un leggerissimo terremoto. Perché sotto l’Epomeo c’è il gigante Tifeo, dice la leggenda. Più prosaicamente, il monte si abbassa gradualmente.

E c’è chi è salito per isolarsi dal mondo, nell’area ante smartphone naturalmente: è il caso per esempio delle monache clarisse, che vi si trasferirono nel ‘500 e non dovettero resistervi a lungo, optando poi per il Castello aragonese.
Ed è soprattutto il caso di un personaggio iconico, Giuseppe d’Argouth, che nel ‘700 comandava la guarnigione militare di stanza sull’isola e che in seguito a un voto a San Nicola diventò frate eremita, insieme a 12 compagni. Del resto, che sia per vocazione religiosa o per esigenza di detox (anche digitale, perché no?), l’Epomeo è la migliore delle soluzioni possibili.

Escursione del monte Epomeo: istruzioni per l’uso

L’escursione verso la cima dell’Epomeo è impegnativa, ma non proibitiva. Bisogna
essere ben equipaggiati, con abbigliamento a strati e scarpe sportive, attrezzati con una borraccia d’acqua. Il percorso dalla piazzetta di Fontana piuttosto semplice (durata complessiva 4 ore), ma è possibile anche avvicinarsi con l’auto privata di qualche centinaio di metri. Lungo il percorso ci sono due ristoranti – uno dei quali proprio a ridosso della cima – e un punto di ristoro: realtà che trasferiscono agli avventori l’anima identitaria del luogo, puntando molto su una cucina di terra. E se il percorso verso l’Epomeo vi affascinerà, non fermatevi: ci sono itinerari imperdibili, come quello che parte dal borgo di Campagnano e
attraversa Piano Liguori lambendo la Sgarrupata, un viaggio sospesi tra cielo e mare nel comune di Ischia. Imperdibile.

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